Il parco naturale di Capo dOrso
Descrivere la selvaggia bellezza del promontorio di Capo dOrso e lirripetibile panorama che si può ammirare dai suoi anfratti è cosa ardua e letterariamente impegnativa. Preferiamo quindi lasciare la parola allo storico Matteo Camera di cui riportiamo un amplio stralcio del saggio-discorso scritto in occasione dellinaugurazione della strada rotabile della Costiera, avvenuta il 12 Gennaio del 1853.
<< ... soprattutto assai pittoresca e incantevole è la vista che si presenta al viaggiatore nel giungere alla punta cosiddetta del Tumolo, o di Capo dOrso. Ivi si discopre in un sol colpo docchio unimmensa giogaia di monti che vanno a dispiegarsi a forma di un anfiteatro, e sulle cui vette e colline si innalzano le antiche città di Ravello e Scala un tempo nobilissime e famose; e sulle rive del mare sottostante rimangono le amene e deliziose spiagge di Maiori e di Minori, co loro giardini sempre verdeggianti di pomi, di cedri e di aranci. Più in là, i paesi di Atrani e di Conca, in mezzo a quali siede lantica sovrana dei mari del Medioevo, la famosa Amalfi co suoi borghi ... un sì bel quadro termina e si disperde allovest colla veduta delle poetiche isolette Sirenuse, del promontorio Ateneo e dellisola di Capri, famosa per tante memorie e tante varietà della natura>>.
Meno noti, ma non meno importanti, sono i caratteri naturali dellampio promontorio che, estendendosi su un territorio di circa 3.000 ettari, conserva un patrimonio ambientale di notevole interesse, non solo per le prerogative paesaggistiche, ma anche per la struttura geologica, per la varietà della fauna e le particolari caratteristiche della flora. Il promontorio è inserito nel versante meridionale dei monti Lattari e ne conserva la prevalente natura calcareo-dolomitica presentando un aspetto ripido e scosceso. Vi sono anche varie cavità situate a diversa quota lungo le pendici, tra cui va citata la grotta Porta di Monte Piano costituita da una serie di cavità situate a diversi livelli e comunicanti tramite cunicoli e passaggi.
La vegetazione del promontorio assume laspetto inconfondibile della macchia mediterranea che, nonostante il suo aspetto uniforme, si presenta quanto mai complessa e variegata. Laddove meno si è registrata la presenza e lintervento delluomo, è riuscita a sopravvivere la macchia alta, o macchia-foresta, una formazione vegetale che rappresenta lerede più diretta dellantica selva sempreverde che dominava nei tempi antichi la flora delle nostre coste soprattutto con le foreste di leccio alle basse quote e con i boschi di castagno alle quote più alte.
Il promontorio è popolato da numerose specie caratteristiche della fauna mediterranea e che costituiscono una delle componenti più significative dellinteresse naturalistico dellarea. Tra i mammiferi sono diffusi la volpe, la faina, il riccio, il moscardino, la talpa e il topo selvatico ed è ancora presente, anche se sempre più raro, il tasso. Tra gli uccelli, oltre alla poiana, il greppio la ghiandaia e il gabbiano reale, la gemma che qualifica naturalisticamente questo territorio è il falco pellegrino, in quanto questo rapace è in via di estinzione in tutto il mondo.
Questa presenza da sola basterebbe a a qualificare linteresse naturalistico per questarea e giustificare la creazione di misure di protezione per lintera area, ma, come si può evincere dalla brevissima e incompleta descrizione, tutto il delicato e complesso ecosistema del promontorio dimostrano la vitalità e limportanza del patrimonio ambientale di Capo dOrso.
Tutta larea appare candidata a trasformarsi in uno zona protetta. Infatti il Piano Regolatore Generale del Comune di Maiori prevede tale destinazione a seguito di un progetto per la creazione di un Parco Naturale elaborato dalla locale sezione del WWF nel 1981 e fatto proprio, nello stesso anno, a voti unanimi dal Consiglio Comunale. Fino ad oggi linefficienza amministrativa degli organi superiori e le carenze della legislazione regionale in materia hanno fatto sì che tale prospettiva restasse lettera morta, pur rimanendo questa la strada maestra per la tutela di un luogo rappresentativo della natura e della storia della Costiera.
Ci piace concludere questa sezione con le parole del Prof. Carmine Conforti, presidente pro tempore della locale sezione WWF allepoca di stesura del progetto e autore di un testo sulle prerogative naturalistiche della Costiera, perché riteniamo che solo un profondo rispetto dei luoghi, della natura e della storia possa salvare la Costiera, i suoi abitanti e fin anche lassetto socio-economico della zona dal degrado continuo cui abbiamo assistito dal dopo guerra ad oggi.
<<La Costiera amalfitana è un bene culturale di interesse nazionale. Da questa premessa, tuttora valida nonostante linconsulta rapina degli ultimi trentanni, bisogna partire per immaginare un futuro diverso per questo territorio, capace non solo di tutelare ciò che può ancora essere salvato, ma anche di riqualificare lintero sistema di rapporti ambientali della zona. Limportanza delle emergenze naturalistiche, la singolarità del paesaggio e la presenza di significative testimonianze monumentali ed artistiche costituiscono un patrimonio non comune di risorse, sul quale è possibile fondare un modello alternativo di sviluppo, definitivamente svincolato dal condizionamento degli interessi settoriali. Quello che occorre è un salto di qualità culturale, che consenta di convincersi - una volta per tutte - che la consumazione del patrimonio ambientale, se può fare la fortuna di singoli gruppi o individui, scarica poi immensi costi sociali ed umani sullintera collettività e sulle generazioni a venire, per le quali si prepara un imponente disastro fatto di inquinamento, degradazione del suolo, saturazione del territorio, e irreparabile perdita di risorse, possibilità ed energie. ... A questa logica, che distrugge il capitale della collettività ad esclusivo vantaggio privato, bisogna sostituire quella dellinteresse pubblico alla sua tutela, lunica che consente di goderne i frutti in maniera duratura e che ne garantisce la sopravvivenza a beneficio di tutti.>> (C .Conforti - La Costiera Amalfitana tra consumo e tutela).