Maiori nei ricordi di un visitatore dell’Ottocento

L’alluvione del 1954 e il successivo periodo di espansione urbanistica, governato esclusivamente dalla speculazione edilizia e dalla completa mancanza di un piano regolatore, hanno radicalmente modificato l’assetto urbanistico della città. Prima di questo periodo Maiori era tutta dentro il Baluardo di S. Sebastiano, a parte rade costruzioni fra i vigneti e gli agrumeti, mentre la riviera era un unico profumato giardino fino alla spiaggia.

In <<Vues d’Italie>> De Mercey, pittore e scrittore francese vissuto nel 1800, delinea un’incantevole e incantata descrizione dei luoghi e degli abitanti. Pensiamo di fare cosa gradita al lettore riproponendo integralmente lo stralcio che riguarda la nostra città.

<< ... Quando finalmente si superano le orribili rocce di Capodorso l’aspetto di Maiori e dei suoi dintorni è veramente affascinante. Le sue case costruite con eleganza, disperse al centro foreste di vigne, di gelsi, di aranci, di limoni, di cedri, di granati, e da una folla di alberi sempre verdi e carichi di frutta in tutti i tempi. Si direbbe una di quelle città create per l’immaginazione dei poeti, con qualche casa circondata da un giardino incantato.

Maiori, su tutte le altre città, è la borgata della costa che ha il vantaggio di essere costruita, in gran parte, nella piana, di modo che le sue strade sono più spaziose di quelle di Amalfi, Atrani e della stessa Salerno. La maggior parte dei giardini si affacciano sulla strada principale, un grazioso corso d’acqua orla questa bella strada. Si attraversa il ruscello su numerosi ponti tutti bianchi, che danno l’aria di un canale di Venezia. Il rumore, il movimento delle acque correnti, i profumi balsamici dei giardini, i rami dorati degli alberi che pendono a culla sulla strada che essi ombreggiano, fanno di questa parte della città, una delle passeggiate più piacevoli esistenti al mondo. È là che la sera si riuniscono tutti gli sfaccendati della costa, portati da dodici o quindici calessi o carrozze, condannati a non oltrepassare mai la distanza da Amalfi a Maiori.

La bellezza delle donne di Maiori è rinomata, soprattutto le donne del popolo; queste sono delle bellezze forti e robuste, delle autentiche "Venere di Milo". Così, quando a mezzogiorno i mariti fanno la siesta, le vediamo sulla piazza svolgere il lavoro dei facchini: caricano e scaricano le barche, portano sulla testa delle travi o delle enormi tavole, aiutandosi con una mano e appoggiandosi con l’altra su un grande bastone. La maggior parte di queste "Venere" sono vestite da Diana: il seno nudo, le gambe nude, e i vestiti rialzati molto al di sopra dei ginocchi, affinchè l’acqua del mare non bagni la sottana.>>.